A.D.V.Gaudio
Bauman
osserva che, a seguito di una indagine svolta dal 1991 al 93 da Hanna
Świda-Ziemba, "... ... «le persone delle generazioni passate si auto
collocavano tanto nel passato quanto nel futuro», mentre per i nuovi
giovani esiste solo il presente. ..." («Gazeta Wyborcza»,
6 novembre 2006). Gaudio appartiene alla generazione successiva a
questa e quindi esente da questa indifferenza apatica risultando
essere alfiere fustigatore partecipe dei mali del presente e in prima
linea a denunciarli. Una denuncia che fino a poco tempo fa pareva
fine a se stessa, senza soluzioni. Questo fino ad oggi quando i
prodromi di una via d'uscita appaiono nella sua quarta mostra
tenutasi a Milano presso Floris Art Gallery intitolata "BEAUTIFUL
MINDS". Non che in questa ci venga data una prognosi definitiva,
una cura, una ricetta risolutiva, ma questa serie di opere ci
suggerisce una possibile strada da perseguire. Suggerisce, nei modi
con cui si conviene suggerire a chi fa arte e cioè senza dire.
Infatti in questo suo suggerire A.D.V.G. non è esplicito. Lui è
guardingo rimanendo un po' sibillino, ambiguo quanto basta a lasciare
al suo pubblico trarre le debite conclusioni. Tutto ciò lo fa
introducendo delle piccole, ma significative novità.
Accanto
alla solita denuncia dei mali della nostra società troviamo una
flebile luce in fondo al tunnel. Proprio quel tunnel di specchi neri
da lui stesso costruito intorno al suo pubblico nella macrostoria
narrataci nelle tre precedenti puntate (se la metafora é quella
delle serie tv in voga oggi) o mostre che dir si voglia. In queste
sono stati espressi i suoi moniti. In queste il suo indice è stato
puntato contro una società i cui valori si scontrano con il suo
“moralismo laico” esternato proprio nel terzo capitolo (capitolo
dico, usando la metafora del libro che per la narrazione mi sembra
più adatto) o terza personale.
Nella
sua quarta esposizione A.D.V.G., dopo essersi posto il problema nelle
prime tre di dove risiedesse il male, inizia a reagire. Con la quarta
esposizione A.D.V.G. finalmente ci da la sua soluzione per
rimodellare la realtà secondo una visione di «vita buona». I
prodromi della redenzione si hanno in un lato quasi marginale dei
dipinti. Da una parte il caratteristico bianco e nero derivato dalla
sua formazione di "graffitaro", come oggi si suol definire
un "artista di strada" che opera nel settore delle arti
visive, anche se A.D.V.G. per strada non è sceso molto spesso se non
invitato da qualche municipalità, dall'altro troviamo dei tratti
colorati con delle forme infantili che bilanciano una distopia ormai
abbondantemente descritta e narrata nel corpus pittorico
precedentemente realizzato. Queste forme alle volte appaiono come
idee del personaggio descritto nell'opera, altre come un una sorta di
desiderata che potrebbe essere una proiezione mentale dello stesso
pubblico all'interno del dipinto. Un dentro e un fuori dal dipinto
che, scalando di una dimensione, dopo la sua scoperta della quarta
introdotta dall'inserto in movimento dei video, ci introduce in una
terza dimensione con delle piccole sculture ad integrazione e
complemento del dipinto. Un nuovo approccio olistico del suo lavoro
creativo ci si para davanti. Gaudio ci pone il problema, ci suggerisce la
soluzione. Non ci dice comunque se la speranza debba risiedere nelle
giovani generazioni, oggi ancora in età infantile, o se le "belle
menti", di cui la mostra tratta, possano trovare in quel ricordo
d'infanzia la purezza per la propria ed altrui redenzione; ovvero chi
sia in grado di perseguire quella Felicità sancita nel lontano 4
luglio 1776 dal Congresso con la Dichiarazione di Indipendenza
americana. Una speranza che Alessandro Di Vicino Gaudio, pur non
lasciando completamente la guida di Thánatos, presuppone e, forse,
finalmente anticipa la strada di Eros.
Attendiamo ora la quinta per vedere dove penderà l'ago della bilancia. Sarà verso una "fuga dionisiaca" o verso una "denuncia apollinea"?
Lo sapremo nella sua mostra che chiuderà la rassegna "Quattro passi nella storia dell'arte" che si tiene a Pavia presso la Libreria Cardano.
Attendiamo ora la quinta per vedere dove penderà l'ago della bilancia. Sarà verso una "fuga dionisiaca" o verso una "denuncia apollinea"?
Lo sapremo nella sua mostra che chiuderà la rassegna "Quattro passi nella storia dell'arte" che si tiene a Pavia presso la Libreria Cardano.