"... Ma le forme, in generale sono vuote. Il colore fantastica le scene, ma questa appaiono inconsistenti appunto per assenza di plastica, di rilievo formale. Se l'artista un giorno riuscirà a rendere più solide e, dirò con Berenson, più "tattili" le sue opere, potrà offrire alla tradizione lombarda documenti di autentica arte."
Vincenzo Costantini, Emporium, 1934
Perchè sostiene che non è "autentica arte"?
Perchè sostiene che il colore che "fantastica le scene" sia un elemento che fuorvia dalla "autentica arte"?
Perchè l'assenza di "plastica, di rilievo formale" dovrebbero essere considerate delle mancanze?
Solo nove anni prima Margherita Sarfatti elogiava in un articolo pubblicato sul Popolo d'Italia Lilloni e i suoi "valori plastici della figura ...". Nel 1927, infatti, Lilloni si accostava al Novecento per i toni cromatici e i valori plastici dei suoi dipinti. Proveniendo dagli insegnamenti dello scapigliato Rapetti, da Cesare Tallone, Alciati e dal'ammirazione che lui aveva per Gola, gli venne naturale accostarsi a questo movimento. Poi un cambiamento, lento e progressivo, maturato nel tempo e nella riflessione.
Volendo dare risposte ai quesiti posti dalle affermazioni di Costantini si vede come la risposta sia semplice: Lilloni supera i limiti di un "Novecento" abbracciando il "Chiarismo" e distaccandosi da una forma di espressione artistica tendente ormai al regime.
Solo nove anni prima Margherita Sarfatti elogiava in un articolo pubblicato sul Popolo d'Italia Lilloni e i suoi "valori plastici della figura ...". Nel 1927, infatti, Lilloni si accostava al Novecento per i toni cromatici e i valori plastici dei suoi dipinti. Proveniendo dagli insegnamenti dello scapigliato Rapetti, da Cesare Tallone, Alciati e dal'ammirazione che lui aveva per Gola, gli venne naturale accostarsi a questo movimento. Poi un cambiamento, lento e progressivo, maturato nel tempo e nella riflessione.
Volendo dare risposte ai quesiti posti dalle affermazioni di Costantini si vede come la risposta sia semplice: Lilloni supera i limiti di un "Novecento" abbracciando il "Chiarismo" e distaccandosi da una forma di espressione artistica tendente ormai al regime.
Tutte le critiche mosse da Costantini a Lilloni diventano i punti di forza della reazione a Novecento da parte di un manipolo di artisti milanesi, affiancati dal giovane critico Edoardo Persico proveniente da Torino, che nei primi anni '30 uscirono dal coro. Si allontanarono dai colori scuri, dal trionfalismo monumentale e dalla "plastica" solida e scultorea.
La poesia di Lilloni è derivata proprio dal colore che "fantastica le scene"; essa è stata ricercata con accanimento negli anni a seguire, fino a maturare uno stile unico e personalissimo, in continua ed inarrestabile evoluzione; una evoluzione continuata ed incessante protrattasi fino alla sua morte nel 1980.
Una critica che voleva essere uno sprone al ritorno nei ranghi, forse è stato un incentivo ed uno sprone a proseguire in quelle intuizioni che progressivamente lo hanno portato ad essere quell'artista che tutti noi conosciamo: etereo, sognante, poetico, non mimetico ma creativo.
Le figure diventano sempre più sognate, eteree. La solidità voluta dal "novecentista" Costantini è stata abbandonata definitivamente. Lilloni ne è libero e porta avanti il proprio stile, la propria poesia.